domenica 6 novembre 2011

PER UNO SCIOPERO UNITARIO DEI SINDACATI DI BASE E CONFLITTUALI

APPELLO AI GRUPPI DIRIGENTI DEI SINDACATI DI BASE E ALTERNATIVI
L’attacco alle condizioni di vita e alla dignità di lavoratrici, lavoratori e ceti popolari ha assunto in questi mesi dimensioni gigantesche, e nulla di buono si profila all’orizzonte, anche nel caso dovesse cambiare il quadro politico e di governo. Sostanzialmente si chiedono sacrifici ai soliti noti e si punta a far pagare i costi della crisi economica e del debito pubblico ai più svantaggiati.
Di fronte a questo attacco la risposta del sindacalismo di base è stata l’indizione di due “scioperi generali” a distanza di due settimane uno dall’altro: il 17 novembre (Confederazione Cobas e Cub) e il 2 dicembre (USB, Slai-Cobas, CIB-Unicobas,  Snater e Usi-Ait).
Noi sottoscritti delegati, militanti e iscritti appartenenti a diversi sindacati di base e alternativi, pensiamo che questa scelta sia assurda e del tutto improponibile a lavoratrici e lavoratori che rappresentiamo o con i quali ci incontriamo tutti i giorni sui posti di lavoro.
Non vogliamo entrare nel merito delle divergenze tra i nostri gruppi dirigenti, considerato che si tratta di contrasti di natura politico-partitica che nulla devono avere a che fare con una lotta sindacale indipendente e alternativa oggi più che mai necessaria.
Non esiste un solo motivo di natura sindacale per il quale non si possa scioperare tutti insieme contro le manovre del Governo e i diktat di Commissione Europea e Banca Centrale.
Chiediamo pertanto a tutti i gruppi dirigenti delle nostre organizzazioni sindacali di recedere dalle rispettive proclamazioni, di fare un passo indietro e indicare un’altra data comune per una mobilitazione unitaria, maggiormente in grado di raccogliere consenso e partecipazione.
indicando
COGNOME     NOME    CITTà     LUOGO DI LAVORO                          DELEGATO/A RSU O ALTRO INCARICO SINDACALE

OAKLAND: Storia di uno sciopero "generalizzato"

 
IL MANIFESTO - 5 novembre
STATI UNITI Polemiche sui lacrimogeni contro il movimento «Occupy Wall Street»
NOTTE DI SCONTRI A OAKLAND
Oltre 80 arresti. Ma un'associazione legale denuncia: uso eccessivo della forza, violati i diritti dei manifestanti. Resta il successo politico della più ampia mobilitazione delle ultime settimane
Il bilancio dello «sciopero generale» di Oakland, in California, si va precisando. Da un lato, un successo: «Occupy Oakland», versione locale del movimento che va sotto il nome «Occupare Wall Street», mercoledì si è mosso dalla piazza di fronte al municipio - rioccupata giorni fa dopo un primo violento sgombero la settimana scorsa - e ha invaso l'intera città affacciata sulla Baia di San Francisco. Ha bloccato il traffico e l'accesso a banche e uffici, per poi invadere e fermare le attività del porto (il quinto scalo marittimo degli Stati uniti). Fin qui, la «giornata di azione di massa» è riuscita,
D'altro lato, per la seconda settimana consecutiva oakland ha visto polizia in assetto antisommossa, lacrimogeni e circa 80 arresti. «E' ancora poco chiaro perché la polizia di Oakland - che si è tenuta da parte tutto il giorno, lasciando il movimento al suo autocontrollo - si sia ammassata in tenuta antisommossa intorno a mezzanotte e abbia usato lacromogeni e altri proiettili per sgomberare le strade», si chiedeva ieri il San Francisco Bay Guardian, il free weekly (settimanale gratuito) della baia, che sul suo sito web ha seguito gli eventi con cronache e filmati. «Appena prima che la polizia si facesse avanti, i dimostranti avevano preso un edificio vuoto e alzato barricate sulla strada; da un video messo online dal Oakland Tribune risulta che subito dopo l'arrivo della polizia è stato incendiato un cassonetto», leggiamo.
La notte di scontri a Oakland suscita polemiche. Molti commentatori parlano di «anarchici» che hanno «infiltrato» la pacifica dimostrazione trasformandola. Ma qualcosa non torna, insiste il San Francisco Bay Guardian. «I portavoce del dipartimento di polizia di Oakland e la sindaco Jean Quan non hanno risposto alle nostre domande e gli articoli usciti sui giornali non indicano con esattezza cosa abbia spinto la polizia a cambiare tattica e affrontare la dimostrazione in modo aggressivo». Tanto più che «prima di quella coda violenta, tutta la giornata è stata notevole per la mancanza di polizia attorno all'epicentro di Oscar Grant Plaza», la piazza così ribattezzata dal movimento che l'ha occupata. «Nonostante un piccolo numero di agitatori mascherati che hanno rotto qualche vetrina di banca e disegnato graffiti - per le proteste di gran parte dei dimostranti, che hanno attivamente contrastato tali tattiche - il movimento è stato non-violento e ha avito una notevole capacità di mantenere l'ordine, perfino dirigere il traffico - cosa notevole, con una folla di almeno 10mila persone nel picco massimo».
Molti tra i manifestanti hanno condannato la violenza, «preoccupati che potesse depotenziare la massiccia dimostrazione popolare». La settimana scorsa, quando la polizia ha caricato con violenza i dimostranti che occupavano la piazza davanti al municipio, c'è stata un'ondata di indignazione a Oakland e un'ondata di simpatia per quel movimento che sostiene cose largamente condivise - contro i tagli ai servizi pubblici, contro la concentrazione della ricchezza, tutto riassunto in uno slogan: noi 99% contro voi 1% di super ricchi. E con la «mobilitazione di massa» di mercoledì a Oakland il fronte della protesta si è allargato: sindacati di lavoratori, impiegati, studenti, immigrati, punk, famiglie della classe media (che negli Usa significa lavoratori, operai).
«Con la decisione di scatenare di nuovo la polizia e i lacrimogeni e arrestare un gran numero di persone - che è proprio ciò che ha motivato un così gran numero di persone a manifestare, dando al movimento la forzxa necessaria a chiudere il porto e fermare la città - Oakland e l'intero movimento si ritrovano al punto di partenza», conclude il blog del San Francisco Bay Guardian. L'associazione nazionale degli avvocati (National Lawyer's Guild), che aveva i propri osservatori legali nelle strade durante l'intervento notturno della polizia, ha condannato l'azione delle forze dell'ordine: in un comunicato afferma che «l'intervento della polizia durante la notte ha violato numerose norme della "politica di controllo delle folle" e i diritti costituzionali dei manifestanti»; la polizia ha usato una forza eccessiva; «i nostri osservatori legali non hanno contravvenuto nessun ordine della polizia e lo stesso vale per molti degli arrestati» Ma.Fo.
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ANSA - 4 novembre
INDIGNATI USA IN PIAZZA DURI SCONTRI A OAKLAND
Compaiono black block e creano caos, cariche della polizia
OAKLAND (USA) - E' di oltre 100 arresti ed otto feriti l'ultimo bilancio degli scontri di ieri ad Oakland tra le forze dell'ordine e i manifestanti di Occupy Wall Street.
Durante una manifestazione del tutto pacifica di circa 3.000 persone, almeno un centinaio di militanti, incappucciati e vestiti di nero, si sono allontanati dal resto del corteo, distruggendo tutto quello che avevano davanti.
La Polizia ha quindi risposto con cariche, lacrimogeni e proiettili di gomma, ed è scoppiato il caos. Questa di Oakland è stata forse la manifestazione più violenta tra le centinaia organizzate in questi mesi in tutti gli Stati Uniti, sin da quando, la sera del 17 settembre scorso è scoppiata a New York la prima protesta contro l'avidità di Wall Street.
A WALL STREET ANCHE VETERANI GUERRA IRAQ - Dopo quelli di Oakland, anche gli indignati di New York incassano il sostegno dei reduci di guerra.
Sono in particolare veterani della guerra in Iraq, che puntano il dito contro i guadagni milionari realizzati dai contractor durante la guerra sfruttando la protezione delle truppe. Un folto gruppo di veterani ha marciato in divisa dalla Vietnam Veterans Plaza fino al Financial District, protestando per l'eccessivo tasso di disoccupazione che colpisce i soldati una volta rientrati in patria.
"Per troppo tempo - hanno gridato - le nostre voci sono state azzittite, soppresse e ignorate per favorire quelle di Wall Street, delle banche e delle corporazioni. Per dieci anni abbiamo combattuto e contribuito ad arricchire l'1% della popolazione".
Il tasso di disoccupazione tra i veterani ha superato la media nazionale ed e' destinato a salire. Cresciuto anche il numero di soldati traumatizzati o feriti che avrebbero bisogno di lunghe cure una volta tornati in patria. Il movimento Occupy Wall Street aveva suscitato l'interesse dei reduci di guerra dopo gli incidenti di Oakland in cui era rimasto ferito gravemente un giovane marine.
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REUTERS – 3 novembre
USA, PROTESTE A OAKLAND, POLIZIA RISPONDE CON LACRIMOGENI
OAKLAND,
California - La polizia in tenuta antisommossa ha caricato alle prime ore di oggi i dimostranti rimasti per le strade di Oakland, dopo che ieri un corteo pacifico ha sfilato per protestare contro le diseguaglianze economiche e la brutalità degli agenti di pubblica sicurezza.
L'intervento della polizia mirava ad impedire ai manifestanti di espandere il loro raggio d'azione oltre la piazza in cui hanno stabilito dei presidi.
Oltre 200 agenti si sono presentati con maschere antigas e hanno dichiarato illegale l'assembramento, quindi hanno sparato lacrimogeni constringendo i dimostranti alla fuga.
Alcuni attivisti hanno risposto lanciando indietro i candelotti e scagliando sassi.
"Era tutto pacifico prima che arrivaste voi", ha gridato alla polizia un dimostrante. Le cariche degli agenti hanno costretto i manifestanti a concentrarsi al centro della piazza.
Gli scontri di Oakland -- il fronte più caldo della protesta nazionale contro Wall Street dopo che un ex marine è stato gravemente ferito durante una manifestazione la scorsa settimana -- seguono una giornata di cortei che hanno visto la partecipazione di 5.000 persone e hanno provocato anche la chiusura del porto.
Un portavoce dell'autorità portuale ha detto che i funzionari sperano di riaprire la struttura stamani.
Gli attivisti anti-Wall Street mirano a creare disagi alle attività commerciali con un'attenzione particolare alle banche e ad altri simboli delle aziende.
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IL MEGAFONO QUOTIDIANO – 3 novembre
ECCO LO SCIOPERO GENERALIZZATO
Riuscita a Oakland la giornata di blocco del 2 novembre indetta non dai sindacati ma dall'assemblea Occupy. Bloccato il porto, le scuole, molti uffici, il traffico. Nonostante le leggi durissime e l'assenza del sindacato ufficiale
Felice Mometti
da New York
Non sono state le 54 ore consecutive di blocco della città dell’ultimo sciopero generale di Oakland, quello del dicembre del 1946, ma lo sciopero generale di mercoledì 2 novembre lascerà dei segni visibili nei luoghi del potere politico-economico, nel movimento che occupa le piazze e nel sindacato americano. Innanzitutto per la modalità di convocazione. Uno sciopero generale della città indetto da un’assemblea generale - e non dai sindacati - espressione di un movimento di soggetti plurali con tanto di votazione democratica rappresenta una novità assoluta negli Stati Uniti, ma crediamo lo sarebbe anche da altre parti.
L’organizzazione dello sciopero è avvenuta in soli 6 giorni con il coinvolgimento di tutto il movimento Occupy Oakland e con il sostegno, in varie forme, da parte dei movimenti delle altre città. Lo sciopero è stato inteso come una forma di conflitto che doveva attraversare tutti gli ambiti della società e non solo i luoghi di lavoro. La sfida era molto alta. La legge Taft-Hartley del 1947, ulteriormente peggiorata a livello federale nel 1959 e da una miriade di delibere, ingiunzioni delle amministrazioni locali, nei fatti vieta lo sciopero generale a qualsiasi livello e non riconosce alcun diritto a praticarlo. Le sanzioni sono pesantissime, dal licenziamento all’arresto. Occupy Oakland, nei pochi giorni di preparazione dello sciopero, ha fatto una campagna a vasto raggio illustrando i vari modi di partecipazione allo sciopero, garantendo la difesa legale in caso di provvedimenti disciplinari. Sono state usate le forme più tradizionali di comunicazione, come l’autoproduzione di volantini e manifesti diversi a seconda dei destinatari, ma anche quelle più innovative come il massiccio uso di social network e piattaforme audio-video del web 2.0. Fino agli incontri assembleari con i portuali di Oakland.
Le grandi centrali sindacali, come l’Afl-Cio e Change to Win, hanno cercato in un primo momento di boicottare lo sciopero invocando le clausole contrattuali antisciopero che avevano sottoscritto nei contratti delle singole categorie – come se non bastassero le leggi vigenti- e allo stesso tempo contestando la modalità di convocazione. Poi, viste le prese di posizione di alcuni importanti Local di Oakland (una specie di sezioni sindacali territoriali) degli insegnanti e dei portuali che pur non dichiarando sciopero appoggiavano la mobilitazione, hanno preferito non contrapporsi frontalmente. Solo la piccola e storica IWW e il Local 10 dei portuali, già protagonista nel 2003 del blocco delle navi cariche di armi destinate alle truppe in Iraq, hanno effettivamente organizzato lo sciopero sui luoghi di lavoro.
Occupy Oakland, consapevole dei rischi che correvano i lavoratori e i precari, aveva diffuso nei giorni scorsi le possibili modalità di partecipazione che andavano dallo sciopero effettivo, all’uso dei giorni di malattia ( come è stato fatto nella lotta di alcuni mesi fa nel Wisconsin), alla richiesta di permessi giornalieri, alla partecipazione prima e dopo il lavoro ai picchetti e alle manifestazioni previste in tre momenti diversi della giornata: alle 9 del mattino, a mezzogiorno e alle 5 del pomeriggio. L’obiettivo era di bloccare o rallentare il flusso delle merci e dei capitali facendo leva sull’imprevedibilità della dislocazione dei picchetti, del percorso delle manifestazioni che hanno visto la partecipazione di decine di migliaia di lavoratori, precari e studenti. Sono state bloccate e chiuse le sedi centrali delle principali banche, moltissime scuole, gran parte delle banchine del porto durante la giornata fino alla completa chiusura in serata, interrotto il traffico sulle principali vie di scorrimento della città e molte aziende hanno chiuso dopo poche ore per l’impossibilità ad avviare il ciclo produttivo. Si può dire che è stato uno sciopero che, se non ha proprio bloccato completamente, ha ostacolato fortemente l’intera produzione sociale della città.
Uno sciopero che ha suscitato molta preoccupazione nell’establishment politico, economico e finanziario americano perché legato alla protesta di un movimento sociale al di fuori delle regole di disciplina e controllo condivise da decenni con le grandi organizzazioni sindacali. E’ stato anche uno sciopero che può costringere altre esperienze, come Occupy Wall Street, ad uscire da una discussione tutta centrata sulle procedure da adottare negli ambiti decisionali e diventare soggetti che promuovono, e non solo registrano, il conflitto sociale.
Ma forse il messaggio più forte che proviene da Oakland è che la generalizzazione degli scioperi inizia dal modo e da quali soggetti sono convocate e organizzate le mobilitazioni.